giovedì 27 ottobre 2016

Piazze Europee - #ReportageFotografico

Glauco Silvestri
Sulla scia del Reportage dedicato alle Piazze Italiane, proposto la settimana scorsa, nasce anche quest'altro reportage. 
In questo caso la collezione è maggiormente improntata sulla rappresentazione dei luoghi, piuttosto che delle attività che vi si svolgono.
E' importante sottolinearlo per non creare confusione con quanto già visto e analizzato. Il motivo di questa scelta è dovuta al desiderio di differenziare i progetti e di evitare che essi si somiglino troppo. Anche in questo caso, comunque, mi sono limitato a uno scatto per ogni location. Alcune foto sono state realizzate su pellicola e poi digitalizzate da negativo - ovvero le meno recenti - altre invece con una fotocamera digitale.

Amsterdam, Piazza Dam. Ciò che mi ha colpito di questa piazza è l'intensa vita che la alimenta. Tra turisti, artisti di strada, e passanti, è difficile poterne ottenere uno scatto completamente libero da persone. Per questo motivo ho voluto rappresentarla con un folto capannello di persone che circondava un giocoliere, scena abbastanza comune da vedere in questa piazza.

Amsterdam - Piazza Dam - 2015

Brasov, Piazza del Consiglio. Si tratta di una piazza molto ampia e dall'architettura geometrica. Le linee che la intersecano formano dei quadrati perfetti, al cui interno sono presenti quadrati più piccoli. Nella foto ho voluto evidenziarli in modo che la loro regolarità venisse a confronto con l'architettura delle case che la circoscrivono.

Brasov, Piazza del Consiglio - 2004

Non molto differente è Piazza degli Eroi, a Budapest. Ovviamente mi sono accorto della somiglianza solo in un secondo momento. Della piazza ricordo le due costruzioni che si fronteggiano, uguali tra loro. Qui se ne può vedere uno, palazzo in cui era ospitata una mostra dedicata a Mirò.

Budapest - Piazza degli eroi - 2004

Lisbona, Piazza del Commercio. Questo scatto la immortala in un raro momento in cui è quasi perfettamente deserta. In questo caso ho voluto spingere un po' il bianco e nero per evidenziare i contrasti tra l'ampio spazio dedicato alla piazza, e il palazzo che la circoscrive.

Lisbona - Piazza del Mercato - 2001


Trafalgar Square, a Londra è invece proposta con un bianco e nero dai toni nebbiosi. Scatto realizzato su pellicola in Bianco e Nero, tanti anni fa, che immortala un altro simbolo della capitale londinese, il mitico Taxi Cab nero.

Londra - Trafalgar Square - 2003

Parigi, Place de la Concorde. Lo scatto vira quasi al bianco e nero ma non lo è. Si gioca tutto sull'umidità dell'aria, dovuta alla fontana, che porta ad ammorbidire i dettagli in lontananza. Scattare in controsole ha fatto il resto. Qui c'è tutta Parigi. Le fontane, la Torre Eiffel, i tipici lampioni parigini, e i turisti.

Parigi - Place de la Concorde - 2006

Dalla Francia passiamo al Portogallo. Siamo a Porto, la piazza davanti al municipio. La costruzione risalta a causa della sua architettura piuttosto complessa. La natura, il traffico, i piccioni che circondano i turisti sono gli elementi tipici di questo luogo.

Porto - Municipio - 2001

L'Ermitage, la Piazza del Palazzo d'Inverno, San Pietroburgo. L'arco è sicuramente uno degli elementi che più colpisce, tanto che ci si dimentica che al centro della piazza è presente una colonna altissima. Qui si notano entrambi gli elementi, e la vastità di questo luogo.

San Pietroburgo - Ermitage - 1997

A Timisoara, Piazza Unirii colpisce per tanti motivi, ma soprattutto per una piccola mattonella che riporta la mappa della città medievale. E' davvero interessante, ed è facile non accorgersi di questo piccolo dettaglio quando si ammira la piazza. E' per questo motivo che l'ho voluta immortalare.

Timisoara, Piazza Unirii - 2004





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mercoledì 26 ottobre 2016

Editing (parte 2): La Grammatica - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
Dal Dizionario
In passato mi è capitato che degli autori esordienti mi chiedessero una valutazione ai loro scritti. Non mi veniva chiesto di fare l'editing di quanto mi proponevano, ma spesso e volentieri quei testi necessitavano di un esame attento dal punto di vista grammaticale. La coniugazione dei verbi, i segni di interpunzione, la struttura delle frasi, questi erano i problemi che più spesso incontravo in quei romanzi... E di sicuro potete immaginare l'imbarazzo che provavo quando, abbandonata la lettura, mi trovavo costretto a scrivere qualcosa all'autore per... Fornire il giudizio promesso.

E' per questo motivo che, qui, ora, devo sottolineare l'importanza di questa fase di editing. 
E' importante la trama, è importante la struttura, ma se manca il linguaggio, il romanzo è rovinato.
Affrontiamo quindi gli elementi fondamentali che un testo deve rispettare:

  • I Verbi;
  • La Punteggiatura;
  • La sintassi, il lessico, l'ortografia...
Per quanto riguarda i verbi, le varie forme verbali, è evidente che si debba coniugare correttamente ogni frase scritta nel romanzo, e magari che ci sia una certa coerenza tra frase e frase, così che il testo sia comprensibile e non un complesso giro di giostra tra le moltissime possibilità verbali che la lingua italiana offre. Se c'è bisogno di un ripassino, non dovete vergognarvi di ciò, piuttosto che nascondere la cosa (n.d.r. Difficile da nascondere il fatto che non sappiate coniugare un verbo se avete intenzione di fare gli scrittori), acquistate qualche libro e cercare di colmare le vostre lacune. 
Non ci si può improvvisare scrittori senza saper scrivere correttamente.
E no! Proprio no! Il correttore automatico del vostro word processor non basta.

La Punteggiatura è un altro punto dolente. Le virgole hanno uno scopo. I punti e virgola hanno uno scopo. I punti hanno uno scopo. I puntini di sospensione sono tre, solo tre, non più di tre, e neppure meno di tre. I punti interrogativi, e quelli esclamativi, stanno sempre da soli, non devono essere più di uno, mai e poi mai più di uno. Non potete scrivere un romanzo come fosse una chat. Tre punti interrogativi non enfatizzano la domanda, semplicemente sono un errore. Per enfatizzare la domanda dovete usare il testo, la vostra capacità espressiva, e non il numero di punti interrogativi. Questi sono solo alcuni suggerimenti. Il più importante da indicare è quello relativo al legame stretto tra la punteggiatura e la respirazione. 
Vorrei che leggeste il testo qui sotto ad alta voce, seguendola alla lettera:
John fissò negl'occhi il suo avversario e gli puntò contro il suo miglior sorriso mentre la mano andava a prepararsi sul fianco in attesa di estrarre l'arma da fuoco. Era veloce con la pistola ma non sapeva esattamente con chi aveva a che fare per cui voleva sminuirlo e umiliarlo e distrarlo sfruttando qualsiasi mezzo a sua disposizione. Ciò gli avrebbe permesso di coglierlo alla sprovvista allo scoccare del mezzogiorno e sparare per primo.
Ci siete riusciti? Avete trattenuto il fiato? Siete stati costretti a interrompere la lettura per respirare?

Mappa della Grammatica (click per ingrandire)
Presa da qui
I segni di interpunzione vanno sfruttati proprio per dare ritmo al testo, per regolare il respiro del lettore... e per non farlo stramazzare al suolo colto da improvvisa asfissia. Una frase lunga senza virgole può dare un ritmo concitato all'evento che descrive, ma allo stesso tempo deve essere ben calibrata. Se proprio non si vuole mettere una virgola, allora la frase va portata alla giusta lunghezza e chiusa con un punto.
In generale, la virgola indica una pausa breve, il punto e virgola una pausa lunga, il punto è invece a rappresentanza della chiusura della frase, e prendersi una pausa ancora più lunga. In terzi, potete pensare a 1/3 per la virgola, 2/3 per il punto e virgola, 3/3 per il punto. Occhio che dopo il punto non si deve per forza andare a capo. Si va a capo se nella frase successiva viene cambiato l'argomento. Si rimane in linea se la frase successiva è ancora connessa con quella appena terminata. C'è infatti differenza tra la chiusura di una frase e la chiusura di un periodo.
Tornando al testo di esempio, una sua forma corretta potrebbe essere la seguente:
John fissò negl'occhi il suo avversario; gli puntò contro il suo miglior sorriso mentre la mano andava a prepararsi sul fianco, in attesa di estrarre l'arma da fuoco. Era veloce con la pistola, ma non sapeva esattamente con chi aveva a che fare; per cui voleva sminuirlo, umiliarlo, e distrarlo sfruttando qualsiasi mezzo a sua disposizione. Ciò gli avrebbe permesso di coglierlo alla sprovvista allo scoccare del mezzogiorno, e sparare per primo.
La sintassi è una questione altrettanto importante, così come lo sono l'ortografia, e il lessico.
Troppi sono gli argomenti da trattare per un singolo post, ma ricordatevi che, fondamentalmente: Una frase è composta da soggetto, verbo, e complemento oggetto. In pratica deve rispondere a poche domande, ovvero:
  • Chi?
  • Cosa fa?
  • A che cosa?
Che nella frase:
John uccide Peter
Diventa:
  • Chi = John (soggetto)
  • Cosa fa= uccide (verbo)
  • A che cosa= Peter (complemento oggetto)
Queste sono le basi dette in soldoni. Poi tutto va a complicarsi con le frasi complesse, ma non sarò certo io a darvi lezioni di grammatica. Ciò che conta è che abbiate compreso i fondamenti e che nello scrivere vi poniate le domande corrette, evitando così di mettere su carta dei testi senza capo né coda.
Vi rimando a questo link per comprendere meglio quali errori si possono compiere nel scrivere una frase. La pagina che propongo riassume ottimamente ciò che dovete evitare nella stesura del vostro romanzo.

Per concludere, anche da esperti conoscitori della lingua italiana, dobbiamo sempre riconoscere che qualche errore può scappare, anche involontariamente. Nel mio passato da scrittore mi ero fatto una piccola tabella con gli errori in cui incorrevo più spesso, e inconsciamente, visto alla prima rilettura li individuavo immediatamente. Grazie alla tabella, col 'cerca-e-sostituisci', potevo ovviare alle sviste in automatico, velocemente, così da potermi poi concentrare su errori più subdoli e/o non così immediati da individuare.
Anche in questo caso vale il consiglio di non correggere immediatamente il testo, bensì di lasciarlo decantare per qualche giorno, così che durante la lettura i vostri occhi seguano realmente quanto scritto, e non ciò che pensate di aver scritto.



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giovedì 20 ottobre 2016

Piazze Italiane - #ReportageFotografico

Glauco Silvestri
La piazza, nelle città, è sempre stato un punto di raccolta fondamentale per i cittadini, per la popolazione. Era ed è tutt'oggi un punto di ritrovo, di condivisione, di diffusione delle idee... I greci la chiamavano Agorà, perché era il fulcro, il punto nevralgico di ogni centro abitato, sia culturale, sia economico, sia sociale. E' per questo motivo che, poche settimane fa, ho cominciato a elaborare l'idea di raccogliere le foto che in questi anni ho scattato nelle piazze delle città italiane, una per città, e di proporle attraverso una sorta di breve Reportage.
Le foto che ho scelto non sono focalizzate sulla piazza in quanto tale, piuttosto sulle attività che vi si svolgono.
Ciò va specificato perché altrimenti alcune immagini perderebbero di senso nel contesto che vi ho appena anticipato, e invece senso ce l'hanno, per lo meno per me, che sono il curatore di questo breve reportage.

Partiamo con Piazza San Francesco, ad Arezzo. E' giorno di mercato, il famoso mercato dell'antiquariato, e io sono in città per caso, durante una escursione fatta più che altro per ricordare i bei tempi del CAR.

Arezzo, piazza san francesco - 2007

La piazza è piena di vita, c'è chi guarda gli oggetti, chi osserva i visitatori gustandosi una breve pausa seduto su una scalinata, e chi invece passa attraverso, tutto preso dalle sue attività quotidiane.

Bari, piazza Umberto I. Lo scatto è stato preso durante un mio soggiorno nella città pugliese per fare visita a una cara amica. In primo piano c'è la fontana, ma l'occhio cade sull'uomo elegante che discute con un agente della municipale, attraverso il finestrino della vettura delle forze dell'ordine.

Bari, piazza umberto I - 2008

Saltiamo a Bologna, in Piazza Maggiore. E' un giorno qualunque. Sul "crescentone" ci sono musicisti di strada, persone che chiacchierano, persone che vanno per la loro strada. Non mancano le biciclette, che nella città turrita abbondano, non come a Ferrara, ma quasi.

Bologna, piazza maggiore - 2005

Faenza, Piazza del Popolo. L'inquadratura è presa da un terrazzone del palazzo comunale. La piazza è pressoché deserta, e le uniche forme di vita sono un ragazzino in bicicletta, e il suo cane.

Faenza, piazza del popolo - 2010

Lucca, Piazza del Popolo. A terra c'è del nevischio ma ciò non frena i ciclisti, che pedalano come se fosse un giorno qualunque, come se non avesse nevicato.

Lucca, piazza napoleone - 2007

Si prosegue visitando Perugia, Piazza Italia. E' primavera è casualmente sono incappato in un mercato di quartiere. Attorno a un grosso pino si possono notare le varie bancarelle, qualche pittore, molta vita e allegria.

Perugia, piazza italia - 2008

Piacenza, Piazza Cavalli è martellata da un Sole molto aggressivo. C'è solo un piccolo porticato, e sotto di esso le uniche bancarelle. Ammetto di non ricordare cosa offrissero, direi generi alimentari. Nello scatto ho voluto immortalare due passanti che hanno appena abbandonato l'ombra e paiono per certi versi spaesati, o confusi da tanta e improvvisa luce (e calura).

Piacenza, piazza cavalli - 2010

Pisa. Campo dei Miracoli lo conosciamo tutti. In questa foto, più che mettere al centro la torre pendente, o il battistero, ho preferito immortalare dei turisti che cercano un po' di refrigerio all'ombra di una costruzione.

Pisa, campo dei miracoli - 2009

Roma, Piazza del Popolo. La città eterna appare inverosimilmente deserta in questa immagine, dove è immortalato uno studente seduto su una panchina. In realtà ho atteso a lungo per ottenere questo scatto, per evitare i passanti casuali. La mia intenzione era unire lo studio, la cultura, al punto di ritrovo, ovvero la piazza.

Roma, piazza del popolo - 2007

Siena, Piazza del Campo, e i suoi piccioni. Tutti quanti conosciamo la piazza per via del Palio, e probabilmente perché ognuno di noi ha visitato quella piazza almeno una volta nella vita. Ma il punto di vista del piccione l'avete mai preso in considerazione?

Siena, piazza del campo - 2009

A Torino, in Piazza Carlo Alberto, sono rimasto folgorato dalla parrucca (credo) rosso fuoco di questa donna. L'ho voluta immortalare in quanto simbolo di 'libertà di pensiero' in una città che per certi versi rappresenta il 'regno', l'austerità, la regalità del nostro paese.

Torino, piazza carlo alberto - 2012

Nel piazzale del Palazzo Ducale di Urbino mai ci si aspetterebbe il passaggio di un sidecar. La città è pressoché pedonale. E' vero che le restrizioni al traffico non sono assolute, ma è più facile vedere persone a piedi, in bici, e anche sui pattini... Ma il passaggio di un sidecar è quantomai raro.

Urbino, piazzale palazzo ducale - 2010

Ci sono due cose che mi hanno lasciato il segno, a Verona, in Piazza Bra: il pavé, le vibrazioni che crea sul fondo schiena visitando la città con il trenino, e i chioschi che vendono palloncini. Io ho voluto omaggiare questi due dettagli in questa foto, fortuita sì, ma poi non troppo.

Verona, piazza bra - 2009

L'ultimo scatto è stato catturato a Vicenza, in Piazza dei Signori. In attesa di poter entrare per visitare una mostra d'arte, ho immortalato questo cuoco, attraverso le finestrelle del ristorante presente sotto il portico del Basilica Palladiana, ove io ero in fila, poco distante.

Vicenza, piazza dei signori - 2015




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mercoledì 19 ottobre 2016

Editing (parte 1): Il Testo - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
Eccoci giunti al nodo cruciale del processo creativo. Bello scrivere a ruota libera, vero? Però poi ciò che avete scritto va anche corretto, e se non avete collaboratori/amici che vi aiutano, se non avete un editor professionista, se non avete ancora un editore, tocca a voi l'odiato fardello.

Per parlare di Editing con maggiore leggerezza ho deciso di dividere l'argomento in diverse parti, che verranno affrontate nelle prossime settimane. Oggi ci occupiamo della parte meno 'noiosa', ovvero quella che riguarda il controllo del testo dal punto di vista narrativo. Ci concentreremo quindi su tre punti fondamentali:

  • Il rasoio di Occam;
  • La coerenza del Testo;
  • La congruenza dei dettagli.

Il rasoio di Occam è una procedura che non viene usata solamente in ambito narrativo; tutt'altro, è uno dei principi base della ricerca scientifica moderna, per quanto esso sia stato pensato per la prima volta nel quattordicesimo secolo, proprio da Guglielmo di Occam.
Detta in soldoni: Va tolto il superfluo.
In pratica è l'operazione più dolorosa per lo scrittore. Dopo aver sudato sette camicie per realizzare il proprio romanzo, ora gli tocca tagliare tutto il tagliabile per rendere il testo davvero fluido, appetibile, moderno, e piacevole alla lettura. Ricordare quanto abbiamo detto in passato al riguardo dell'infodump? Non solo dovremo tagliare là dove si è esagerato in questo ambito, ma dovremo costringerci a tagliare anche elementi superflui alla trama che rischiano di appesantire la lettura senza dare nulla in cambio. Dovrebbero essere eliminate le scene inutili, quelle non connesse alla trama principale, e così pure alle sotto-trame che avete previsto. Scene che magari avete scritto per arricchire di dettagli la vicenda, o per dare più spessore ai personaggi. 
Bisogna creare un equilibrio stabile tra il dettaglio e la scorrevolezza. 
Oggi la narrativa non apprezza più le perifrasi, i voli pindarici, lo stile barocco, e il puro desiderio di sfoggiare la propria cultura usando un linguaggio ormai fuori dal tempo. Se Dante Alighieri decise di scrivere la sua Divina Commedia in 'volgare' c'è un perché, e nel 2016 quella motivazione e ancora più che valida. Lo scrittore deve seguire i tempi e utilizzare il linguaggio attuale... Il passato è passato, specie se vuoi scrivere, ma soprattutto - suppongo - vendere i libri che scrivi. Seguire l'esperienza dei grandi scrittori del passato non è mai un errore.

Dopo aver tagliato, tagliato, e tagliato ancora, è giunto il momento di dare una raddrizzata a quanto vi rimane tra le mani. Va controllato che il vostro testo sia coerente... E vi assicuro che, per quanto queste siano lezioni che vengono impartite sin dalle elementari, spesso gli adulti, troppo presi dal messaggio che desiderano trasmettere, dimenticano. Le colpe che scatenano un testo poco coerente sono fondamentalmente due:
  • La fretta;
  • L'autostima.

Lo scrittore spesso dimentica di dover scrivere per qualcun altro. Ha perfettamente chiaro ogni concetto che vuole trascrivere su carta, ma a volte ciò che scrive non corrisponde a quanto 'visualizza'. E' la fretta di comunicare, e l'eccessiva autostima che spinge a non mettere in dubbio il modo in cui comunica. E così un concetto semplice come una banale notizia quotidiana finisce per essere comunicata in modo 'sbagliato' (n.d.r. Vedi qui sotto).

Immagine presa in prestito da qui.
Quindi? Cosa bisogna fare? Molto semplice!
  • Verificare i rapporti logici elementari:
    • Causalità (causa-effetto);
    • Temporalità (prima-dopo):
  • Verificare la coerenza logica vera e propria:
    • Le contraddizioni;
  • Verificare la coerenza semantica e lessicale;
  • Verificare la coerenza stilistica.
Si tratta di un lavoro complesso che pretende diverse riletture del testo completo. Va fatto con calma e attenzione; ci vuole mente lucida; ci vuole pazienza, e soprattutto umiltà.

Fatto ciò, rimane da controllare le sviste, e soprattutto le incongruenze. E' forse la parte più divertente, ma allo stesso tempo è la parte più difficile perché non bisogna trascurare nulla. Bisogna verificare che i personaggi non cambino colore di capelli, o vestiti, da una frase all'altra. Bisogna controllare che le vetture svoltino a sinistra nel caso in cui le strade vadano in quella direzione. Bisogna controllare che l'aereo atterri solo dopo aver decollato. Sciocchezze, direte voi, errori che non potete commettere, eppure... Capita anche nei romanzi di scrittori famosi. Per lo più sono banali refusi, o piccole distrazioni, ma in alcuni casi l'errore è davvero 'brutto' da notare. Insomma... Meno ce n'è, meglio è. E di conseguenza questo tipo di controllo va fatto. E se all'inizio vi parrà noioso, a lungo andare vi divertirete nello scovare questi piccoli sbagli come foste investigatori amanuensi in una abazia in pieno medioevo.


Queste tre fasi richiedono molta attenzione, molto tempo, e una lucidità totale. Ci vuole il tempo necessario, e la fretta, come sempre, è cattiva consigliera. Meglio leggere una volta in più il testo piuttosto che tralasciare qualcosa per via di un editing troppo superficiale. 
Il mio consiglio è di non eseguire subito l'editing del vostro romanzo, di lasciarlo decantare per qualche settimana, così che la vostra mente sia libera e non condizionata da ciò che avete appena finito di scrivere. 
Capita, difatti, che invece di leggere fisicamente ciò che è presente sulla carta, il cervello ricordi ciò che aveva intenzione di scrivere, e in questi casi il rischio è che si perda qualche errore per strada. Il periodo di decantazione è anche utile per mettere in discussione quanto scritto, e magari trovare vie migliori per giungere al medesimo risultato.
La prima versione di un romanzo non è mai quella perfetta.
Come in molti altri ambiti creativi - pur essendo quello che sto per citare un metodo matematico - il risultato migliore lo si ottiene per approssimazioni successive.




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mercoledì 12 ottobre 2016

Scegliere il Titolo - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
Gli argomenti trattati fino a ora si sono concentrati fondamentalmente sulla costruzione e stesura del romanzo, ma come avrete sicuramente notato nel seguire questo corso, mai si è parlato di come dare un Titolo alla propria opera.

Il titolo è un elemento importante, tutti lo sappiamo, perché - assieme alla copertina - è un elemento fondamentale per catturare l'attenzione del lettore.

Gli elementi fondamentali che portano a un titolo efficace non sono molti:
  • Deve essere coerente con la vicenda;
  • Deve essere sintetico;
  • Deve indurre alla curiosità.
Un primo esercizio che è utile fare prima di scegliere il titolo ufficiale della vostra opera è quello di fare un salto in libreria. Osservare le altre pubblicazioni è sicuramente utile, non per copiare una eventuale forma espressiva che vi è piaciuta, ma per comprendere quali libri attirano la vostra attenzione e quali no.
Ricordatevi che il titolo non potrà piacere a tutti in modo assoluto. 
L'importante è focalizzare l'interesse dei potenziali lettori a cui vi rivolgete. Oltre a guardare quale titolo attira di più la vostra attenzione, dovete anche capire il perché vi ha attratti, e osservare se lo stesso libro incuriosisce altra gente oppure no. Seguite con attenzione i clienti della libreria, in particolar modo quelli interessati a pubblicazioni del medesimo genere del vostro romanzo, e cercate di capire quali siano i romanzi su cui maggiormente si soffermano. 

Tenete anche conto che, con una semplificazione estrema, si possono individuare due fondamentali tipologie di lettori:
  • Gli abitudinari;
  • Gli esploratori.

Gli abitudinari difficilmente abbandoneranno i binari su cui poggiano i loro gusti. A loro piace andare sul sicuro ed è difficile che scelgano qualcosa di molto diverso da quanto già hanno letto. E' a loro che sono rivolti gli innumerevoli volumi dal titolo simile a 'I misteri della Cattedrale' o 'Delitto nella Navata Principale' o ancora 'Assassinio Nel Convento'. In questo caso si cerca di rassicurare il lettore che quanto troveranno scritto tra le pagine del libro sarà sintonizzato con le sue corde e non lo deluderà. Di solito questo tipo di lettori è fedelissimo. Colleziona tutti i libri del suo autore preferito, e freme in attesa del nuovo romanzo, o della nuova uscita. Il loro pane quotidiano sono i romanzi seriali, quelli con sempre lo stesso personaggio nei panni dell'eroe, o le saghe a lungo termine, o le storie con le medesime caratteristiche strutturali. E' difficile far deragliare questi lettori... Davvero difficile.

Gli esploratori, invece, diffideranno dei titoli fatti con lo stampino. Sono quelli che vagano tra una sezione all'altra, a volte semplicemente gettando un'occhiata rapida, altre invece sfogliando con attenzione un romanzo. Cercano sempre qualcosa di nuovo, che li sorprenda, che gli regali nuove emozioni. Diffidano dei titoli 'sempre uguali', delle fascette roboanti, e di sicuro non collezioneranno tutti i libri scritti da uno scrittore, perché sono curiosi di scoprire qualcosa di nuovo, di carne fresca. Sono disposti a rischiare sui nuovi autori, o su nomi mai sentiti prima. Sono lettori che si annoiano in fretta e che hanno bisogno di stimoli continui. E' facile che questi lettori comprino il vostro romanzo, ma non è altrettanto scontato che poi vi rimangano fedeli a lungo, anche se il libro li ha conquistati.

Quindi? Valutate il target dei vostri lettori potenziali e mirate con precisione. Scegliete una parola che descriva la vicenda, l'uso dell'articolo oggi è superfluo (n.d.r. Meglio "The Facebook" o "Facebook"? Qui la storia del social più famoso al mondo, qui un po' di pubblicazioni che approfondiscono l'argomento), e usatela. Oppure valutare per una frase breve, molto breve - L'immagine di copertina deve assolutamente essere visibile - ma evitate di essere generici. Dovete raccontare qualcosa della vicenda, la frase deve essere centrale con la storia, non una frase a effetto qualunque.
Scartate la prima idea, scartate l'ultima idea. 
Come alle olimpiadi, per calcolare il punteggio si scartano i voti agli estremi. Tutto ciò per costringervi a non scegliere la prima cosa che vi viene in mente, e neppure l'ultima, specie se tra la prima e l'ultima ci sono state ore e ore - giorni e giorni - di studio, ripensamento, ed elucubrazioni varie.

So che alcuni, quando cominciano a scrivere un romanzo, hanno già il titolo in testa, e molto spesso l'origine della loro ispirazione sorge proprio da lì, dal titolo che gli è venuto in mente. Non sto dicendo di scartare a priori quell'idea iniziale, la folgorazione che ha fatto iniziare tutto il processo creativo, bensì di valutare altre ipotesi, di non fermarsi alla prima idea, in modo tale da poter fare una scelta più ponderata, e non puramente istintiva. 

Qui, se può essere utile, potete trovare tutte le mie pubblicazioni, così da valutare i vari titoli, e magari - leggendo la trama - capire il motivo che mi ha spinto a fare determinate scelte. Capirete, probabilmente a vista d'occhio, che i processi decisionali furono differenti da libro a libro, da storia a storia, a seconda del target di lettori, a seconda della tipologia di pubblicazione, a seconda della storia che è raccontata.



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mercoledì 5 ottobre 2016

Tecniche storytelling (parte 10): Non esagerare (Principio di Sospensione della incredulità) - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
Tra scrittore e lettore c'è un accordo tacito non scritto fondamentale: il lettore si fiderà dello scrittore se quest'ultimo - pur scrivendo storie inventate - non esagererà troppo con i voli pindarici. Questo patto tra scrittore e lettore è noto come Principio di sospensione della incredulità, e già dal nome si evince l'elemento fondamentale di questo patto:
Il lettore si immedesimerà, durante la lettura, nella vicenda al punto da credere che essa sia vera pur sapendo che in realtà si tratta di una vicenda inventata.
Le origini di questo patto non scritto sono da attribuire a Samuel Taylor Coleridge, nel 1817. Non vi annoierò oltre sulla storia di questo importante patto perché la rete è sicuramente piena di riferimenti e documenti ben più esaustivi di quanto sarei/sono intenzionato a fare su queste pagine. Per cui andiamo al sodo e parliamo di scrittura pratica.

Ciò che il lettore promette di fare è ormai chiaro. Ma cosa deve fare lo scrittore?
Lo scrittore non deve esagerare!
Grazie a questo principio allo scrittore viene in effetti data carta bianca. E' grazie a ciò che la fantascienza ha potuto rompere assiomi fondamentali come il superamento della velocità della luce, l'esistenza di razze aliene dalle caratteristiche più diverse, eccetera eccetera. E anche il mondo del fantastico ha potuto superare confini invalicabili rendendo la magia una cosa di uso comune, o dando vita a creature presenti solo nell'immaginario collettivo. 

Però...

Questo tipo di patti non prevede l'annullamento totale di ogni principio logico e/o di coerenza. L'ambiente inventato deve avere una sua struttura, una sua fisica, e questa non deve mai essere violata, così come alcuni concetti universali - come le caratteristiche fisiche umane - devono rimanere coerenti con quanto già conosce il lettore. 
L'esempio pratico offerto dalla pagina di Wikipedia che vi ho linkato in precedenza riguarda la fantascienza. Il lettore può accettare che la Terra sia invasa da alieni dotati di chissà quali poteri, magari dovuti alla loro morfologia, o al fatto che si siano sviluppati su un pianeta con condizioni climatiche molto differenti dal nostro, ma non può accettare che l'uomo abbia per natura proprietà che non possiede nella realtà, come la capacità di volare, giusto per fare un esempio. 
Ogni fatto straordinario deve essere giustificato in maniera plausibile (n.d.r. Ad esempio le mutazioni che hanno generato gli X-Men). Se non lo si fa, si cade nel rischio di perdere l'attenzione del lettore, di venire scherniti, o peggio ancora, che tali esagerazioni diventino fonte di satira o parodia capace di rivoltarsi contro lo scrittore.

C'è quindi una sottile linea da non attraversare mai se non per giustificati motivi. Quindi sì: Il Sense of Wonder va solleticato il più possibile; ma no, il lettore non va messo in difficoltà quando deve accettare ciò che sta leggendo.

Bene! E se invece volessimo ignorare il patto? Tolkien fu l'unico a sfidarlo, ma lo fece con saggezza e ne descrisse il metodo in uno dei suoi saggi (n.d.r. Albero e Foglia), metodo che chiamò sub-creazione.
L'idea di Tolkien è semplice: Invece di costringersi a mantenere certi parametri inviolabili per evitare che il lettore perda fiducia in lui, lo scrittore può creare un intero mondo, con le sue leggi e la sua fisica, che si adatti perfettamente al tipo di racconto che intende scrivere. E così nasce la Terra di Mezzo, prendono vita gli alberi, e l'intero mondo fantastico dell'autore viene accettato per tale dal lettore, perché se gli alberi nel mondo reale non possono né muoversi né parlare, ebbene nella Terra di Mezzo ciò è normale, e quindi non c'è nulla di strano.
E' un escamotage che aggira la questione del 'non esagerare', svincola lo scrittore dalle leggi naturali a cui il lettore non vuole, o non riesce, a rinunciare, e ottiene ciò che desidera senza perdere la fiducia totale di chi legge.
In pratica Tolkien non ignora il patto, lo aggira, e crea un postulato accettabile, che a sua volta viene sottoscritto e accettato dal lettore. Postulato che ha permesso la nascita di molti altri nuovi racconti, come la recentissima saga di Game of Thrones che probabilmente molti di voi molto conoscono meglio di me.



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