mercoledì 27 luglio 2016

Le Ambientazioni - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
Oggi parliamo di un 'personaggio' parecchio bistrattato, specie nelle opere prime, specie dagli esordienti. Parliamo delle ambientazioni, delle location, in pratica... Parliamo dei luoghi dove si svolge la storia che state scrivendo.
Non è sufficiente dire che i nostri personaggi sono in una data città.
Bisogna ricordarsi che tra i vostri lettori ci possono essere persone che vivono in quella città, e capiranno subito che non l'avete mai vista, che non sapete neppure com'è fatta, e che avete scelto un luogo a caso per raccontare le vicende. Ovvio che potete inventare. Potete inventare l'intera location, o potete basarvi su città realmente esistenti, e inventare solo i punti cardine della vostra vicenda (n.d.r. Tipo un bar, un palazzo, una banca...). Però il luogo deve avere un che di reale, deve essere verosimile, insomma... 
Non deve prendere in giro il lettore.
Gli errori non sfuggono alla loro attenzione, e ve la faranno pagare cara... Per lo meno in senso metaforico. Prendo me stesso come esempio, citando un commento su Amazon al mio Un Pacco, Tre ragazze, e un Ginseng. In quel commento si citano errori su alcune parti scritte in dialetto bolognese. Io, per scrivere quelle parti, ho fatto riferimento a un libro che avevo in casa, però qualcuno ha comunque notato delle incongruenze... Incongruenze che riconosco, una volta fattemi, ma a mia difesa, credevo fossero corrette anche quelle usate da me. Difatti non ho sistemato il testo, visto che ho un riferimento scritto su cui fare riferimento, per non cadere poi in ulteriori rimescoli, errori, e quant'altro. Meglio rimanere coerenti con ciò che si è usato... Però è comunque importante non andare a naso. Bisogna documentarsi. Bisogna conoscere la location, i suoi usi, i suoi costumi, e persino il dialetto, la dialettica, il parlato del luogo.
Qualche errore lo si potrà comunque fare, ma di sicuro sarà un danno minore rispetto a ciò che potrebbe uscire dalla pura invenzione.

Non basta una mappa per creare un ambientazione.
Un trucco è scrivere di ciò che si conosce. Molti dei miei lavori sono ambientati a Bologna, anche quelli di fantascienza, ma non solo quelli. Ho addirittura proposto una antologia dedicata ai classici dell'horror, tutta ambientata nella mia città! Per farlo, però, non mi sono fidato delle sole mie conoscenze di 'abitante' della città. Ho studiato la sua storia, ho letto un paio di testi legati al dialetto bolognese... E come già vi ho detto, qualcuno ha riscontrato ugualmente degli errori.

Un altro trucco è parlare di una città che non esiste. Però, se la vostra storia è ambientata in Italia, diciamo sulle colline bolognesi, inventare da zero un paesotto di nome Castel di Glauco, e crearlo in modo che sia credibile, pretende comunque un certo studio della zona che vi siete scelti come location.

E se ambientiamo la vicenda su un altro pianeta? In questo caso siete dispensati da quasi tutto, ma dovrete ricordarvi che esiste la fisica, l'astronomia, e la biologia. Quando si gioca con la scienza, per quanto di fantasia, non si possono compiere voli pindarici senza pagarne le conseguenze. Ho già citato il Principio di Sospensione della Credulità (n.d.r. Ne parleremo approfonditamente più avanti); è un patto col lettore che non va tradito, mai!

Ho visto molti telefilm americani, leggo solo libri di scrittori USA, ho fatto una vacanza di dieci giorni in America, per cui ambiento il mio romanzo a New York. Bravo! Ti auguro tanta tanta fortuna. Perché ciò che sai dell'America è davvero molto poco, per lo più semplificato, stereotipato, e spesso sagomato su misura per il turismo, per la fiction, per i tempi stretti, o i ritmi, della narrativa e della cultura americana. O scrivi un clone di qualcosa già letta (n.d.r. O vista), o il tuo bluff sarà scoperto in un battibaleno. Meglio che ti documenti, e bene.

Vi faccio un esempio al contrario, giusto per chiarire la faccenda. Un romanzo di successo, di un autore di successo, ambientato nella mia Bologna... Questo! Il libro sembra ambientato su Google maps (n.d.r. Esagero un po' per rendere l'idea). Il personaggio esce dall'albergo, gira l'angolo, al bar tal dei tali prende un caffè, va avanti 100 metri, sale su un taxi, svolta in quella via, scende davanti a tal ristorante... E' talmente dettagliato che quando il libro fu messo in vendita, nella mia città, tutti i locali citati lo esposero in vetrina (n.d.r. E alcuni lo tengono ancora esposto). Addirittura fu creato un percorso turistico ad hoc che seguiva le orme del personaggio del libro. E' l'unico libro dell'autore che, sinceramente, ho giudicato piuttosto male. Per scriverlo l'autore ha visitato Bologna in ben tre occasioni, immagino da turista, e si vede!

Quindi? Siate credibili. Studiate l'ambientazione come fosse uno dei personaggi della storia. Non esagerate mai con i dettagli, ma non siate neppure parchi nel darli. Costruitela come fosse viva di vita propria, fatela interferire con la vicenda, con i personaggi e il loro cammino. Dedicategli del tempo. 

Se è reale, andate a visitarla, ascoltate i passanti, studiate il loro modo di muoversi, di vivere, di frequentare le altre persone. Perdeteci del tempo e perdetevi in essa. Documentatevi. Leggete libri sulla sua storia, e sulla sua cronaca locale. Se volete giocare d'astuzia, inserite qualche evento accaduto realmente alla narrazione, ma non siate troppo precisi nel accennarvi, altrimenti rischierete di cadere nell'errore. Giocate d'astuzia, insomma, e soprattutto non sottovalutate questo elemento nella vostra vicenda. 
Se l'ambientazione è inventata, cercate comunque di prendere ispirazione da ambienti simili, così che il lettore non si trovi completamente spaesato. Se parlate di montagne, andate in montagna, e viceversa, se parlate di isole, andate su un'isola. Fate tutto ciò che è in vostro potere per ottenere una descrizione plausibile dell'ambiente, affinché esso non risulti troppo finto, falso, o artificiale.
Ricordatevi, soprattutto, che il lettore di oggi è esigente e informato. 
Il lettore di oggi pretende precisione, esige che la sua lettura abbia senso, sia credibile, plausibile o per lo meno accettabile.



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mercoledì 20 luglio 2016

I personaggi - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
E' luogo comune credere che lo scrittore metta sé stesso all'interno dei suoi personaggi. 
Luogo comune ma anche mezza verità, perché è plausibile che il comportamento dei personaggi vada a mutuare le esperienze dell'autore, ad assorbirne l'indole, e forse anche la personalità. E' però vero anche che i personaggi non possono essere tutti uguali, soprattutto, devono avere personalità differenti, atteggiamenti diversi, e caratteri univoci. Ed è anche vero che ognuno di noi è influenzato da ciò che lo circonda, dall'ambiente in cui è cresciuto, dall'educazione che ha avuto, dalle persone che frequenta, e per quanto abbia una propria autonomia, finisce per fare parte di un assieme più grande, di esserne una cellula, e in quanto tale, non possedere una assoluta autonomia.
Nessun uomo è un'isola (cit. John Donne)
Non a caso l'essere umano è un 'animale sociale'. E' normale per noi umani vivere in società complesse, abitare in agglomerati di più famiglie, in città, paesi, di rado da soli, per lo meno radunati in gruppi familiari. Gli eremiti, di solito, sono eccezioni. Per quanto si possa affermare di amare la solitudine, e io sono uno di quelli che lo afferma, è altrettanto vero che il concetto di solitudine espresso in quella frase non è assoluto come si può immaginare in maniera astratta.
Tutto ciò va considerato quando andiamo a costruire un personaggio.
Non basta dire che John Doe è alto un metro e ottanta, ha gli occhi chiari, e i capelli castani. Questo John Doe è una marionetta, non un personaggio. Il vero John Doe è nato in una famiglia, è cresciuto in una comunità, ha vissuto traumi e gioie, ha fatto scelte giuste e sbagliate, ha amato, ha odiato, ha sofferto, ha fatto soffrire, ed è quest'ultimo che deve comparire in un testo.

Quando si è alle prime armi, l'errore più frequente è proprio quello di non dare peso ai personaggi, soprattutto a quelli secondari, ma anche a quelli principali. Si ha talmente fretta di voler raccontare la storia che si ha in testa da dimenticare il fatto che, raccontando una storia, si racconta anche una vita, e a volte persino più di una. Se all'interno di una storia si mettono delle marionette, ecco che il castello di carte tanto sognato crolla miseramente.
E' per questo motivo che, in una precedente lezione, avevo affrontato il problema di creare una sorta di scheda personaggio. Tale scheda, oltre a permettere allo scrittore di non cadere in contraddizione su 'fattori anatomici e/o comportamentali' del personaggio stesso, offre l'opportunità di staccarsi per un attimo dalla narrazione per comprendere meglio il personaggio, i personaggi, che si vogliono all'interno della vicenda. Ed è importante che ciò accada...

Perché un personaggio si commuove di fronte a una certa scena? Gli ricorda un momento della sua vita? La perdita di una persona cara? Un'esperienza che l'ha segnato? 
Perché un personaggio è cattivo? Ha subito dei traumi nella sua infanzia? E' egocentrico? Ha problemi a rapportarsi con gli altri?
Perché un personaggio è timido? Ha vissuto in una famiglia troppo protettiva? E' stato maltrattato a scuola? Non si sente all'altezza della situazione? Prova sentimenti profondi per un altro personaggio?

Queste e molte altre domande si deve porre lo scrittore, e lo deve fare molto prima che se le ponga il lettore, perché quest'ultimo non accetterà mai un 'perché sì' come risposta!

Ma come si fa a costruire un personaggio che funziona? Non c'è un solo metodo. 

Di sicuro inventare di sana pianta non funziona. 

Io passavo ore ed ore a osservare le persone. Amando anche la fotografia, mi piazzavo sulla scalinata di una chiesa, di fronte a una piazza, e cercavo soggetti interessanti. Studiavo il loro modo di camminare, di gesticolare, di vestire. Li osservavo parlare con amici e parenti. Cercavo di carpire informazioni utili per costruire poi ciò che mi serviva nelle mie storie. Uomini, donne, bambini... Ognuno ha caratteristiche peculiari che vanno interpretate. L'osservazione è uno strumento utile per capire molte di queste caratteristiche.
Ovviamente non bisogna violare la privacy di alcuno. C'è sempre un limite, non bisogna essere invasivi, ma credo che l'unico modo per conoscere il comportamento delle persone sia l'osservazione.

Esistono poi diversi gradi di approfondimento. Dipende anche dalla storia che si sta scrivendo, da quanto è lunga, e dal ruolo che avrà il personaggio. Le comparse possono avere un minimo di tridimensionalità senza bisogno di conoscere tutto di loro, i comprimari devono avere un discreto spessore, il protagonista e tutto ciò che gli orbita attorno, non deve avere lacune. 

L'esperienza è molto importante in questo tipo di costruzione. Bisogna essere severi con sé stessi. Rileggere il proprio lavoro e chiedersi se, nel caso fosse stato scritto da altri, ciò sarebbe bastato a soddisfarci. Essere critici con sé stessi aiuta molto. Studiare il comportamento umano aiuta ancora di più. Può persino essere utile leggere qualche libro di sociologia, per comprendere meglio come agiamo noi uomini quando siamo soli, e quando siamo in gruppo. Ed è persino utile studiare i messaggi del nostro corpo, la gestualità, e le forme espressive... E non pensiate che basti guardare Lie to me per risolvere la questione!



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sabato 16 luglio 2016

Codice d'Onore - #Film #Recensione

Glauco Silvestri
Adoro Codice d'Onore. E' un film che non mi stanco mai di guardare. E' un film che mi ammalia. Il cast funziona come una ruota ben oliata. I personaggi, per quanto ben inquadrati in una struttura statica, funzionano. Ci sono i marines ligi al dovere. Ci sono gli ufficiali di marina che a malapena sanno di essere nell'esercito. Ci sono donne ufficiali che si sentono sempre sotto esame e vogliono dimostrare di valere a ogni costo. Ci sono alti ufficiali carichi di responsabilità, e per questo motivo, probabilmente convinti di essere onnipotenti.

Tutti questi elementi si incontrano e scontrano in un'aula di tribunale, per la morte del soldato William T. Santiago, avvenuta come conseguenza a un atto di nonnismo (n.d.r. Codice Rosso).
Colpevoli dell'atto di nonnismo sono il soldato Louden Downey, e vicecaporale Harold W. Dowson. L'inchiesta è affidata al giovane, arrembante, tenente Danile Kaffee, coadiuvato dal capitano della commissione disciplinare Joanne Galloway, e dal suo amico, il capitano Jack Ross.
L'indagine sembra avere una conclusione scontata, fino a che Kaffee si domanda: Perché affidare un caso così semplice a un avvocato noto per essere incline al patteggiamento? Il sospetto che si voglia insabbiare qualcosa cresce mano a mano che il processo avanza, e quando il tenente colonnello Matthew Markinson scompare, il sospetto si tramuta in certezza.
Da quel momento Kaffee è costretto a muoversi sul fil di lana. Da un lato i due marines non accettano una condanna a sei mesi per aver obbedito a un ordine, dall'altro il capitano Galloway non accetta di chiudere la vicenda con una scappatoia... Ma proseguire significa accusare di spergiuro il comandante della base di Guantanamo, Nathan R. Jessep, e mettere a rischio la propria carriera

Non ho altro da dire... Il film è perfetto! E se non temete gli spoiler, fate play sul video qui sotto.




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giovedì 14 luglio 2016

Primi Scampoli di... (Parte 3)

Glauco Silvestri
Terzo passaggio a volo radente per mostrare la cucina. E' il focolare della casa, e di conseguenza doveva essere un ambiente accogliente e allo stesso tempo pratico. Ci abbiamo lavorato parecchio sopra, e non sono mancati gli inconvenienti, primo tra tutti una parete dove ovunque si forasse c'era il rischio di bucare qualche tubo condominiale. A ogni modo, alla fine, abbiamo trovato il giusto compromesso.

Si tratta di un ambiente colorato, un azzurro ceruleo che si frammista con un bianco panna molto tenue. I pavimenti richiamano il colore dei mobili, mentre gli elementi in metallo, sedie e sgabelli, ,a anche il banco da lavoro, staccano un po' dal tema per evitare che diventi opprimente. Ovviamente la parete tutta a finestra domina, e c'è un piccolo banconcino dove è possibile fare colazione guardando il verde del giardino sottostante.

Ecco! Il banconcino... Il banconcino di cui abbiamo - ahimè - sottostimato le misure. Dovremo provvedere ad allungarlo un pochino, o rinunciare a uno dei due sgabelli. Vedremo. A ogni modo è colpa "nostra" (n.d.r. Leggi: mia) che abbiamo voluto stare dalla parte dei bottoni, per non ingombrare troppo di fronte alla porta-finestra che da in terrazza.

Risolveremo! Nel frattempo l'immagine qui a fianco vi mostra com'era al momento dell'acquisto, come l'abbiamo immaginata sul 3D, e il risultato finale.

Note a margine: Il lavoro in 3D l'abbiamo fatto da soli grazie all'ottimo Sweethome 3D, gratuito, e davvero immediato, ma soprattutto facile, da usare. Lo consiglio.


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mercoledì 13 luglio 2016

Tecniche Narrative - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri

Come si racconta una storia? Se siete dei lettori forti, probabilmente, ve ne sarete fatti un'idea già da soli. Le possibilità non sono infinite, e di solito si cade su tre strategie principali, di cui vorrei parlare proprio in questo capitolo del corso.

Narrativa in Prima persona.
E' probabilmente lo stile narrativo più semplice da applicare, specie se a narrare la vicenda è il personaggio principale della storia. Personalmente ho usato questa tecnica per la collezione di racconti Un Pacco, tre ragazze, e un Ginseng. Questo stile narrativo ha vantaggi e svantaggi.
Il vantaggio principe è che, narrando in prima persona, è facile che il lettore si affezioni al personaggio narrante, vi si impersoni, e segua il racconto con più entusiasmo visto che è come se lo vivesse lui stesso. 
A narrare la storia è il personaggio principale.
Vantaggio e svantaggio allo stesso tempo.
Lo svantaggio più grave è che questo stile non permette l'infodump (n.d.r. Che cos'è l'infodump? Ne parleremo più avanti) e di conseguenza non si può raccontare particolari o dettagli che il personaggio narrante non sa e non può sapere. Questo limita di molto le potenzialità narrative, visto che non è possibile divergere dalla linea principale del racconto, e soprattutto, non si possono fare troppe digressioni senza rischiare di troncare il rapporto lettore/lettura. E' evidente che il personaggio narrante non può essere a conoscenza di eventi non accaduti in sua presenza, che non può morire, e che deve essere sempre presente in ogni momento della storia. E' una situazione complessa da gestire, e a volte, spesso in verità, si rischia di cadere in incongruenze che possono violare il 'contratto' sottoscritto con il lettore (n.d.r. Il cosiddetto Principio di Sospensione della Credulità. Anche di questo ne parleremo più avanti).

La narrazione può avvenire sia in tempo presente, quindi in tempo reale, con tutti i limiti che ne conseguono, sia in tempo passato, con un più ampio margine di manovra visto che sarà una vicenda basata sui ricordi del personaggio principale. Appare evidente che la narrazione in tempo presente può diventare un vero e proprio campo minato, per cui bisogna davvero sapere ciò che si sta facendo.

Narrativa in Terza Persona.
La terza persona è il giusto compromesso, probabilmente, per raccontare una storia. Si tratta di una tecnica che ho usato spesso nei miei lavori, come ad esempio in In Catene. E' uno stile che non si discosta troppo dal precedente, ma non soffre dei problemi sopra citati, per lo meno non in modo così grave.
Chi racconta è comunque un personaggio, ma è un testimone alle vicende e non il personaggio principale.
La voce narrante è un testimone, un personaggio della vicenda che può avere una visione più ad ampio spettro rispetto alla situazione in cui si narra in prima persona. E' come se ci sedessimo a un tavolo occupato di un bar, e il tizio seduto comincia a raccontare delle storie sul barista. In questo caso è possibile tentare anche un briciolo di infodump, senza cadere nell'onniscenza, ovviamente. In questo caso dobbiamo ancora stare attenti che nella storia non accada il decesso della voce narrante stessa, ovviamente. In questo caso vale ovviamente ancora il 'contratto' sottoscritto con il lettore. Però la narrazione risulta più snella, ed efficace, se non altro perché la maggior parte dei racconti è realizzata in questo modo, e i lettori vi sono già abituati.

Anche in questo caso è possibile usare sia il tempo presente, sia il passato. I limiti sono gli stessi sopracitati. Se si narra in tempo presente, il personaggio che racconta la vicenda non può conoscere ciò che accadrà nel futuro, e neppure come finirà la vicenda. Queste sono sabbie mobili da evitare, ve lo assicuro.

Voce Narrante.
Anche questo è un metodo molto usato. E' il più comodo di tutti, perché chi narra la vicenda non sta partecipando a essa, sa tutto, come fosse lo spettatore di un film di cui già conosce la trama, o anzi, di cui ha già assistito alla proiezione. In questo caso lo scrittore può fare proprio tutto. Può raccontare un episodio, fare un salto avanti nel tempo, o indietro, o nello spazio, per raccontare qualcosa d'altro, e poi tornare al personaggio principale. Può prendersi pure la briga di interrompere la vicenda per scrivere un capitolo di approfondimento. Un esempio eclatante di questo genere narrativo è I promessi Sposi.
La voce narrante è onnisciente, come fosse una divinità che osserva i comuni mortali per divertimento.
Questo stile narrativo vi permette di essere Dio, potete persino far morire il personaggio principale che nessuno potrà ribellarsi. Una narrazione di questo tipo consente addirittura la stesura di storie che vanno oltre la vita dei personaggi da cui inizia la storia, si può raccontare la storia di una genia nei secoli, o di una famiglia di generazione in generazione. Follett ne fa un buon uso nella sua trilogia Century.
C'è solo un grosso problema: giocare a fare Dio può far prendere la mano. C'è rischio infodump. C'è rischio di perdersi per i troppi dettagli, c'è rischio di far perdere al lettore il focus della vicenda. Bisogna essere bravi, a un grande potere corrisponde una grande responsabilità (cit).


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lunedì 11 luglio 2016

Primi scampoli di... (Parte 2)

Glauco Silvestri
Oggi vi mostro il bagno, anche se in foto rende molto poco rispetto alla realtà, specie in un formato ridotto e riadattato come in questo caso. E' comunque l'orgoglio della mia metà, con i suoi colori, i suoi spazi, e tutto ciò che desiderava.

E' stato impegnativo... Realizzare questo bagno è stato davvero impegnativo. Colpa di una parete dove passa di tutto, e che permette davvero poca libertà di movimento. A ogni modo avevamo a disposizione un bravo idraulico, e un bravo muratore. E poi c'era quel maledetto rubinetto... L'abbiamo cambiato tre volte perché perdeva sempre.
Senza contare la finestra, praticamente incastrata tra le due pareti, e il cassonetto, che montarlo è stata un'impresa, e fare in modo che possa essere accessibile per lavori di manutenzione lo è stato ancora di più.

A ogni modo, tutto è bene ciò che finisce bene. 

Nella foto mancano ancora alcuni dettagli, come la lavatrice, i porta asciugamani, etc etc... Del resto si tratta ancora di un work in progress.



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giovedì 7 luglio 2016

Primi scampoli di... (Parte 1)

Glauco Silvestri
Ci andiamo dietro dall'11 novembre 2015, io e la mia morosa. 

Visto più per curiosità, piaciuto, acquistato, ristrutturato, e ora in fase di arredamento. Mesi di stress, fatica fisica, fatica mentale, intoppi, fatture, bonifici, giri infiniti in auto, telefonate con call-center vari, giri per uffici, eccetera eccetera eccetera... E devo ringraziare i miei che si sono dati un bel daffare per permettermi di essere presente al lavoro, altrimenti sarebbe stato davvero una missione impossibile.

A ogni modo non siamo ancora in fondo al tunnel, ma già si vede la luce. Manca qualche dettaglio, ci sono ancora alcuni intoppi da risolvere, ma ci stiamo arrivando.

Oggi, dopo mesi e mesi, mi azzardo a pubblicare una prima foto in stile ieri-oggi, con in mezzo un 3d di come lo avevamo immaginato. 

Questo è il salotto, forse l'ambiente che abbiamo realizzato con meno difficoltà. I mobili non sono nuovi, sono stati presi dal mio appartamento e riassemblati in maniera differente. I lampadari sono invece nuovissimi, così come le colonnine per le casse dello stereo, che è della mia morosa. L'oggi non è ancora 'finitissimo' ma poco ci manca. Son da appendere i quadri e metter su le tende, poi l'ambiente è fatto.


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mercoledì 6 luglio 2016

Svolgimento e Conclusione - #Corso #Scrittura

Glauco Silvestri
Dopo aver parlato dell'incipit, è necessario spendere due parole anche al riguardo delle altre componenti di un romanzo. Ovviamente non è mia intenzione dirvi come scrivere la vostra storia, o come chiuderla, ma è altrettanto ovvio che, alcune dritte su come procedere si possono comunque prendere in esame.

Innanzi tutto affrontiamo la vostra trama. Il processo di scrittura scorre lungo una linea temporale prestabilita. 
Si va dall'inizio alla fine.
Ma non sempre, in effetti, e già ve l'avevo anticipato. Però lo scrittore deve comunque ragionare secondo questa linea logica, altrimenti si finisce per cadere nel caos, e magari produrre uno scritto di difficile comprensione.

Lo Svolgimento.


Il romanzo può essere affrontato in diversi modi:
  • Narrazione lineare. Ciò significa che seguirà gli eventi in modo sequenziale, un po' come avviene nella vita reale, focalizzandosi - di solito - sul personaggio che guida la narrazione. E' uno stile confortevole per il lettore occasionale che non deve scervellarsi per comprendere la vicenda; ed è confortevole anche per un lettore scafato, che magari - ogni tanto - apprezza uno stile narrativo classico, pulito, semplice, e rilassante.
  • Narrazione a episodi sequenziali. E' una sorta di evoluzione del precedente stile. Il tempo scorre ancora in un'unica direzione, però la narrazione si sposta di luogo in luogo, per raccontare singoli eventi che risultano concatenati per qualche motivo. In pratica, di solito, si fa in modo che ogni capitolo sia una sorta di storia a sé stante, connessa con il plot generale in un modo o nell'altro. Funziona bene se esistono più personaggi primari, o se la vicenda da raccontare ha sfaccettature differenti che vanno messe assieme un po' alla volta.
  • Narrazione a episodi non sequenziali. Qui la faccenda si complica. Il tempo non scorre più come ci immaginiamo. Il lettore viene portato da un luogo all'altro, da un tempo all'altro, in base ai desideri dello scrittore. Si sfrutta questa tecnica per tenere nascosti degli indizi, o per mostrare dettagli di un intreccio solo quando l'autore lo desidera. Anche in questo caso, lo stile funziona bene se esistono più personaggi principali, ma può essere sfruttato anche se si ha un solo protagonista - con un po' di attenzione - sfruttando il fatto che oltre a muoversi nello spazio ci si muove anche nel tempo.
  • Narrazione non lineare. E' un modo di raccontare gli eventi di non facile sbroglio. Di sicuro sarete capitati di fronte a romanzi che cominciano dalla fine, e vanno poi a dipanare, lentamente, i vari misteri che si presentano mano a mano che è necessario. In questo momento non mi vengono in mente romanzi realizzati con questo stile, ma se consideriamo anche le sceneggiature, American Beauty è sicuramente un esempio efficace di questo stile. Si parte dalla fine, si torna alle origini della vicenda, per poi fare chiarezza sui punti oscuri di quelle prime scene che solitamente servono a sconvolgere il lettore.

Questi sono i metodi principali, poi sta allo scrittore trovare la giusta sfumatura a lui congeniale. Per citare una autrice che ammiro, Barbara Baraldi è solita, nei suoi romanzi, aprire la vicenda con un evento che pare sconnesso alla linea temporale della trama. Si tratta solitamente di un qualcosa che accade a metà della storia, o magari molto prima che essa abbia inizio, o che addirittura si svolga sul finale. Il resto della narrazione avviene in modo lineare, di solito, o lineare con episodi sequenziali, sempre focalizzata sul personaggio o sui personaggi principali. E durante la lettura il lettore cuoce a fuoco lento perché vuole capire dove debba essere inserito, nella vicenda, il tassello svelato in apertura del romanzo.

Il finale.

Il finale di un romanzo è molto importante, e allo stesso tempo è la componente che spesso viene trattata peggio, anche dagli autori famosi. Capita spesso che, durante la lettura di un romanzo, si sia avvolti da un crescendo sempre più potente, fino ad arrivare alle ultime pagine del romanzo, e poi ritrovarsi a ridosso di una conclusione frettolosa, poco efficace, e in alcuni casi addirittura deludente. King è maestro in questo. Molti suoi romanzi cadono proprio sul finale, come se lo scrittore avesse un limite di battute da rispettare, e che tale limite gli sia imposto solo quando ormai è troppo tardi.

Ma come deve essere fatto un buon finale?
  • La chiusura del cerchio. E' il finale classico in cui ogni situazione aperta durante la stesura viene chiusa con coerenza e professionalità. E' il finale preferito dai lettori perché non lascia dubbi e permette di chiudere il libro serenamente.
  • Il finale aperto. E' un rischio, probabilmente, ma è una tecnica affascinante, perché costringe il lettore a immaginare. E' ovvio che uno zuccherino va dato a chi ha comprato il libro, per cui va chiusa per lo meno la vicenda principale, ma tutte le zone di contorno possono tranquillamente essere lasciate in sospeso. E' anche un modo, in futuro, per poter riprendere il tema senza timori, e offrire ai lettori un seguito, un prequel, o un romanzo correlato alla vicenda principale.
  • Il finale rivelato. Avviene quando lo si usa come apertura del romanzo. In questo caso, come fosse una ragnatela, l'autore dovrà semplicemente ricondurre il lettore al principio della vicenda. Tecnica che a parole sembra semplice, ma non lo è, perché bisogna ragionare al contrario, e alimentare la curiosità del lettore per spingerlo a fare chiarezza su come la storia sia giunta alla conclusione che già conosce.

Questi i metodi più diffusi. Poi sta alla vostra fantasia. 
L'importante è lasciare sufficiente spazio alla chiusura della storia, e preparare per tempo il suo giungere. 
Ricordatevi che un finale affrettato, per quanto ad effetto, lascia sempre l'amaro in bocca... Alla lunga ciò stanca il lettore, che potrebbe abbandonarvi per altri autori, e altre vicende meglio raccontate.



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