venerdì 29 gennaio 2016

Addio... prima password!

Glauco Silvestri

Ieri è stato un giorno speciale. 
Ieri è stato il giorno di un addio importante. 
Ieri ho abbandonato la prima delle mie password.

Era un'epoca incredibilmente remota. A quei tempi ci si collegava a internet con modem capaci di viaggiare alla velocità iperbolica di 56 Kbit al secondo. Si collegava lo scatolotto alla linea telefonica e si sentiva il famoso piiiii...prrrrrr...piiiii...prrrrrr... e dopo qualche altro istante si era connessi.
A quei tempi l'accesso a internet era gratuito, si pagava solo la telefonata al server del provider che si preferiva. In ogni negozio si trovavano CD di installazione per i più svariati provider, e non sempre i provider erano strettamente legati a compagnie telefoniche, perché all'epoca di compagnie telefoniche, in casa, ce n'era solo una: mamma telecom.

Il comune di Bologna, all'epoca, era avanti eoni rispetto al resto dell'italico paese. Offriva una connessione internet, un indirizzo di posta, e un portale informativo che già offriva molti servizi rivolti al cittadino. E io avevo uno di questi account. Bastava essere residenti in città per averne diritto. Eh sì... Erano altri tempi.

A ogni modo questo servizio è ancora attivo, e si è evoluto nel tempo, tanto che oggi offre a tutti l'opportunità di sfruttare il wifi gratuito pressoché in ogni piazza del centro storico della città (e anche oltre...).

E quel mio primissimo account è sempre rimasto. All'inizio era usato per tutto, poi solo per le comunicazioni importanti, mentre oggi che sono applecentrico è diventato una sorta di valvola di sicurezza in caso qualcosa vada storto.

Per farla breve, era una settimana che non riuscivo più ad accedere al servizio. Non so cosa sia successo, non ricordo se abbia fatto qualcosa, modificato qualche impostazione... Insomma, non riuscivo più ad accedervi. Così ho chiesto soccorso al comune di Bologna, che prontamente ha ripristinato tutto quanto... e - come è ovvio - mi ha cambiato la password.
Per cui, con questo post, voglio dire addio alla mia primissima password. 
Abbiamo trascorso tanto tempo assieme, vissuto tante avventure, visto l'evolversi della tecnologia, e dei servizi internet. E' giunto il momento di separarci, di seguire individualmente il nostro sentiero, e chissà che un giorno... 


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mercoledì 27 gennaio 2016

Il Bilanciamento del Bianco - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
La luce non è tutta uguale. A seconda della sua tonalità, le superfici che ne vengono colpiti, e che la riflettono, acquistano colore e tonalità differenti. Per quanto ognuno di noi ne sia cosciente, al momento di scattare una foto capita che non si dia peso al problema, se non più tardi, quando si osserva l'immagine prodotta, e si nota che non è uguale all'originale.
 
Per ovviare a questo problema, tutte le fotocamere moderne sono in grado di regolare il proprio sensore in base al tipo di luce che dovrà andare a misurare. Questa funzione è chiamata Bilanciamento del Bianco.

Tutte le fotocamere sono in grado di regolare automaticamente il bilanciamento del bianco (n.d.r. AWB, ovvero Automatic White Balance). Il sistema funziona piuttosto bene, di conseguenza non ci sono molti motivi per cui convenga passare a un sistema di regolazione manuale. Eppure questa possibilità, specie nelle Reflex, esiste.
Solitamente l'impostazione manuale del Bilanciamento del Bianco prevede alcuni setup standard: Soleggiato, Ombra, Nuvoloso, Lampadina a Incandescenza, e Lampadina Fluorescente.

Oltre a ciò, le Reflex offrono l'opportunità di una taratura personalizzata. Quest'ultima opportunità è pensata specificamente per ottenere una taratura del bianco più precisa rispetto a quanto può fare l'automatismo della fotocamera.

La taratura del bianco personalizzata è semplice da realizzare.
  • Fotografate un oggetto bianco. L'oggetto deve occupare il centro del fotogramma. Va utilizzata la modalità manuale, impostando l'esposizione standard per un oggetto bianco, usando una impostazione del bianco qualunque.
  • Selezionate da Menù la funzione WB Personalizzato e premere SET.
  • Selezionare l'immagine acquisita e premere SET, e confermate con OK nella finestra di dialogo in cui si chiede di importare i nuovi dati.
  • Uscite dal menù, poi selezionate il setup personalizzato dal menù WB.
  • A questo punto le nuove impostazioni verranno usate dalla fotocamera per scattare le foto.
Note Pratiche: Al posto di un oggetto bianco è possibile utilizzare una scheda grigia al 18% così da ottenere una migliore taratura.
Le potenzialità della funzione di bilanciamento del bianco vanno oltre alla regolazione dello stesso. 

Oltre alla personalizzazione del Bilanciamento del Bianco stesso, la maggior parte delle reflex consente addirittura di andare a variare tale valore (n.d.r. SHIFT, ovvero Spostamento) così da ottenere delle foto con valori cromatici di base volutamente deviati rispetto al bianco.
Questa funzione consente di non utilizzare i filtri di conversione di colore, o i filtri di compensazione del colore, indispensabili nella fotografia con pellicola, e di applicare le medesime correzioni direttamente variando le impostazioni della macchina fotografica.
E' inoltre possibile applicare la funzione Bracketing anche sul Bilanciamento del Bianco, così da ottenere tre scatti differenti della stessa immagine, uno relativo alle impostazioni correnti della macchina,  uno con un viraggio verso il blu/ambra, e uno con un viraggio verso il magenta/verde. Questa variazione può coprire fino a tre stop di viraggio in entrambe le direzioni, ed è molto utile nel caso non sia possibile determinare un esatto setup del bianco vero e proprio.

Note Pratiche: Vale la pena ricordare che, nel caso di scatti salvati in formato Jpeg risulta difficile correggere il bilanciamento del bianco in fase di post-produzione; mentre nel caso di file salvati in formato Raw, il Bilanciamento del Bianco è modificabile a piacimento.

Note Pratiche: Il Bilanciamento del Bianco automatico delle reflex moderne è molto efficiente, per cui accade di rado che diventi indispensabile un setup personalizzato dello stesso. Più utile è la funzione di Shift della tonalità di colore, che permette di ottenere fotografie dai colori caldi senza dover impiegare, e di conseguenza acquistare, un set di filtri da applicare all'obiettivo.




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mercoledì 20 gennaio 2016

Il Blocco dell'Esposizione (AE-L e FE-L) - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Come si scatta una foto? Puntiamo sul soggetto, premiamo a metà il tasto di scatto, e quando l'autofocus ci dà l'ok (n.d.r. bip e pallino verde), scattiamo.
Fondamentalmente è questa la procedura. Però sappiamo bene che l'inquadratura va costruita, e non sempre l'Autofocus mette a fuoco il punto che vorremmo noi, specie se quel punto non si trova al centro dell'inquadratura. 
E' per questo che ci viene incontro il trucco del 'metti a fuoco e decentra'.
In pratica: Puntiamo sul soggetto, premiamo a metà il tasto di scatto, quando l'autofocus ci dà l'ok, tenendo premuto (n.d.r. a metà) il tasto di scatto decentriamo il soggetto per creare l'inquadratura desiderata, e scattiamo.

Questa soluzione è sicuramente molto pratica, ma un po' scomoda perché dobbiamo tenere sempre il tasto premuto a metà, e nel caso in cui volessimo cambiare la coppia tempo-diaframma senza modificare l'esposizione (n.d.r. In modalità P, tenendo a fuoco il soggetto, è possibile cambiare le coppie tempo-diaframma ruotando la ghiera vicina al pulsante di scatto) ci troveremmo un po' in difficoltà.
Per ciò il Blocco AE (n.d.r. AE-L, ovvero AE Locked) diventa una funzione essenziale.
Il Blocco AE si attiva con la semplice pressione di un tasto. Può essere utilizzato in tutte le modalità di misurazione dell'esposizione, anche se la modalità Spot è quella più funzionale per i nostri scopi, visto che userà il centro del fotogramma per le misurazioni.

Come si opera in questo caso? Puntiamo sul soggetto, premiamo a metà il tasto di scatto, quando l'autofocus ci dà l'ok, premiamo il tasto Blocco AE. A questo punto possiamo rilasciare il pulsante di scatto, decentrare per creare l'inquadratura desiderata, scegliere la coppia tempo-diaframma che più ci piace, e scattare.
Dopo lo scatto il Blocco AE si disattiva.

Alcune Reflex (n.d.r. come la mia EOS700D) offrono anche l'opportunità di mantenere attivo il Blocco AE anche dopo lo scatto, nel caso si volesse eseguire più foto con le medesime impostazioni.
Per ottenere ciò è sufficiente tenere premuto il pulsante Blocco AE al momento dello scatto, impedendogli a questo modo di disattivare l'impostazione a scatto eseguito.
Questa funzione viene molto utile nei contro-sole, quando la messa a fuoco è difficoltosa, e di conseguenza, una volta ottenuta, è meglio evitare di perderla perché si vuole cambiare qualche impostazione di scatto.
Nei contro-sole, spesso, viene anche utile l'utilizzo del flash. Quest'ultimo è in grado di abbattere le ombre che si possono formare su un volto quando ci troviamo in condizioni di illuminazione non ottimali.

Nel caso si volesse sfruttare il flash, il Blocco AE potrebbe venire utile per bloccare la sua esposizione. Questa opportunità è particolarmente utile nel caso del 'metti a fuoco e decentra' visto che è sempre meglio regolare il flash in base alla luce che colpisce il nostro soggetto, piuttosto che l'ambiente circostante. 
In questo caso l'opzione è chiamata Blocco FE (n.d.r. FE-L, ovvero FE Locked).
La procedura è analoga, con l'unica differenza che, prima di iniziare, è necessario aprire il flash incorporato della fotocamera.

Una volta aperto il flash, premere il pulsante di scatto a metà e attendere che l'icona del flash sia illuminata e fissa (n.d.r. Se lampeggia il flash si sta caricando), mettere a fuoco il soggetto, premere il pulsante di Blocco FE. Il flash emette un lampo di pre-flash per calcolare l'intensità di luce necessaria, e la memorizza. Lasciare il pulsante di scatto, creare l'inquadratura desiderata, regolare la coppia tempo-diaframma, e scattare.

Note Pratiche: Il Blocco FE non può essere utilizzato in Live View.


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martedì 19 gennaio 2016

Startrails (primo esperimento)

Glauco Silvestri
Primo esperimento? Non proprio. Ma è la prima foto che pubblico al riguardo. Non vi spiegherò come ho fatto a realizzare lo scatto, perché ritengo che non sia venuta benissimo. Il fatto è che, alle sue spalle, c'è un aneddoto divertente.

Quale? Per realizzare una Startrail sono necessari molti scatti. Ogni scatto ha un tempo di circa 30 secondi, per cui bisogna lasciare ferma la fotocamera per molto molto tempo. Poi, ci vuole un programma che sovrapponga tutte le immagini, eventualmente tolga i difetti del sensore grazie a un dark frame, e infine un briciolo di editing per sistemare esposizione, contrasto... le solite cose basilari, senza pretendere elaborazioni complesse che - come ripeto sempre - a me non è che piacciano granché.

Ebbene... Preparo il cavalletto. Controllo la batteria. Imposto la macchina in manuale, con scatto continuo. Metto il telecomandino. Punto la fotocamera... Fa freddo, è il primo esperimento, mi fido, non faccio uno scatto di prova, poi lo faccio dal mio terrazzo, non ho pretese. Faccio click! Poi me ne vado in sala, al caldo, a guardare un film.
Il tempo passa. Due scatti al minuto. Per fare un bel arco colorato con tante stelle ci vogliono tante foto. Pazienza... Pazienza... Pazienza... 
E' il momento di controllare il risultato. Interrompo lo scatto continuo. Spengo la macchina. La porto in casa.
Guardo l'obbiettivo: Ha ancora il tappo!
Il secondo tentativo, ovvero la foto che segue, è stata realizzata in meno tempo - vista l'ora tarda - solo 66 scatti, più un paio di prova, e un dark frame. In post produzione ho aumentato il contrasto, ridotto la luminosità, e basta. Ovviamente, per metterla in rete, ne ho esportata una versione più piccola, e ci ho aggiunto il solito watermark. La potete osservare qui di seguito. 

F2,8 ISO100 50mm 30sec
Lo vedete il satellite? E' una traccia debole che taglia tutte le altre trasversalmente. Nell'elaborazione si è scurita molto...

Se il tempo lo permette, domani sera riprovo... Senza il tappo, ovviamente... Spero!





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lunedì 18 gennaio 2016

Accidenti a te... Google!

Glauco Silvestri
Scusate lo sfogo presente nel titolo... Ma quando ci vuole, ci vuole. Google mi ha fatto passare due settimane in cui ho rimpianto la velocità di internet del lontano 1995, caspiterina!

Vediamo di ricapitolare. E' un po' di tempo che sto seguendo una sorta di progetto di vita. Visto che coinvolge altre persone, ho messo sul mio account Google Drive - in condivisione - tutta la documentazione relativa a questo progetto. Documentazione che include foto, documenti excel, pdf, documenti word. Niente di trascendentale. 
Per comodità, invece che passare sempre via browser, ho installato Google Drive sul mio Mac. Già usavo Dropbox per cose mie private, già uso iCloud per la condivisione tra i miei iCosi... Che problema vuoi che sia?
Difatti non avevo per nulla collegato questa mia primissima azione, alle conseguenze che ne sono seguite.
All'improvviso è diventato impossibile navigare. Entrando su un qualunque sito testi e immagini arrivavano col contagocce, l'accesso ai social era pressoché roba da latte alle ginocchia, il web banking era impossibile. Gli aggiornamenti, prima fulminei, dei files presenti su iCloud e Dropbox son diventati una tortura cinese. Il programma di posta, che già non brilla per prestazioni ed è forse il peggior software mail che io abbia mai visto (n.d.r. E che solo per pigrizia non ho ancora cambiato), non rispondeva proprio più; cancellavi una mail, e questa ricompariva dopo poco con un messaggio del tipo 'impossibile cancellare il messaggio'. Insomma... Ero disperato. Ho accusato prima il router, nuovo di zecca (n.d.r. Quasi), poi Infostrada, ingiustamente. Poi ho fatto una prova col vecchio portatile ecco che l'esperienza di navigazione era quella che ricordavo essere.

Che diamine stava succedendo sul mio Mac?

Provo a Googlare tra i forum. Scopro che non sono l'unico. Su un forum di google viene suggerito di disattivare AirDrop (n.d.r. Strumento che uso molto, e che non vedo quali problemi possa dare all'accesso a internet, visto che riguarda semplicemente uno scambio tra device locali). Su altri siti leggo di persone che hanno problemi solo con mail. Su altri ancora hanno problemi su Safari, altri ancora e ancora su iCloud. Ma nessuno di loro su tutti i servizi contemporaneamente.
A ogni modo, un passo alla volta, provo le soluzioni suggerite su tutti i forum che ho incontrato. 
Il problema con Safari lo risolvo, in effetti, eliminando dalla libreria il com.apple.safari.plist, probabilmente corrotto.

Il resto è un mistero. Poi mi viene un dubbio... Qual'è l'ultima cosa che ho fatto prima di avere tutti questi problemi. Google Drive! Ho aperto il monitor di sistema e guarda guarda chi è che si alloca le maggiori risorse in accesso al web?

Disinstallato. Immediatamente. Senza remore. E improvvisamente tutto ha ripreso, magicamente, ad andare come prima.
Mai Più!
Quanto a Mail, invece, i problemi persistono. Ho provato tutte le soluzioni suggerite e non c'è stato nulla da fare. Giusto una ha tamponato un po' la falla. Consiglia di usare CleanMyMac, o Onyx, per far eseguire le varie routine di manutenzione di OSX (n.d.r. Quelle che il sistema dovrebbe fare quando rimane in modalità riposo, ma che io non faccio svolgere perché è difficile che lasci la macchina in quella modalità, o lo uso, o lo spengo). Avendo già CleanMyMac installato (n.d.r. Onyx, anche aggiornato, con El Capitan, mi impalla la macchina e non so perché), l'ho avviato... E ho scoperto che c'è proprio una voce dedicata al programma di posta. Ho fatto fare un giro di manutenzione al programma e... Ora funziona in modo accettabile.

Rimane iCloud. L'upload delle foto non funziona più. Che è successo? Ovviamente la causa scatenante è stata quella sopra citata, immagino, visto che prima andava tutto quanto, ma evidentemente Apple Foto non si è ripreso dallo shock. 
Su internet, forum su forum affrontano questo problema. Ognuno si comporta in modo leggermente diverso. C'è chi si lamenta dell'estrema lentezza (n.d.r. Ma forse è colpa del provider), chi come a me non va proprio, chi va e non va... Soluzioni? Sfoglia che ti sfoglia, alla fine trovo uno che ha risolto il problema nel modo più banale... Avrei potuto arrivarci da solo... Ricostruire la libreria di Apple Foto.  

Premo assieme Mela+Alt+Command e clicco sull'icona per avviare il programma... Foto mi chiede di ricostruire la libreria. Confermo. Cinque minuti e la libreria è nuova di zecca. Guardo sull'indicatore dell'upload delle foto e... Urk! Ha ripreso ad andare!

Finalmente il panico è rientrato. Tutto a posto. Son contento... Ma che rabbia, e che sconforto.



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venerdì 15 gennaio 2016

Movimento

Glauco Silvestri
Sto pensando di partecipare a una concorso fotografico. Non si vince nulla se non un briciolo di soddisfazione personale, ma lo trovo stimolante, anche perché è un bel modo per alimentare una passione, per crescere, per allargare gli orizzonti... E tutto ciò indifferentemente dal fatto che si vinca o meno.

E' difficile che nei prossimi giorni possa uscire per strada in cerca di un soggetto che possa ispirare lo scatto giusto per questa competizione, sono impegnatissimo in altre faccende, e il tempo libero è davvero risicato. Difficile ma non impossibile... Ovviamente. Però qualche candidato per il tema di questo contest potrei già averlo. Posso presentare una sola foto, e sono estremamente indeciso perché, seppure io - nel profondo - sappia già quale foto vorrei far concorrere, mi rendo conto che non è uno scatto perfetto. Si tratta di una tecnica che sto cominciando a sperimentare in questi giorni, che non padroneggio, e che applico non proprio come si dovrebbe - per lo meno in questi primi maldestri tentativi. Però la foto mi piace... E chissà che non mi decida.

Il tema, come suggerisce il titolo di questo post è: Movimento.

Non pretendo una votazione ufficiale, avrei aperto un vero e proprio sondaggio se avessi voluto tutto ciò. Il mio è più che altro una necessità di esternare il dilemma, così da poterlo affrontare con occhi diversi. Per cui... Bando alle ciance, ecco le foto in questione:

F16 ISO100 55mm 2,5s
Questo bianco e nero è stato scattato al Vondel Park, ad Amsterdam, nell'estate del 2015. Niente cavalletto, ero appoggiato a un albero. Bianco e Nero con un alto contrasto, l'immagine è leggermente mossa, un mosso che però mi piace. Trovo che la poca nitidezza dello sfondo si adatti bene all'acqua della fontana deviata dal vento. 

F22 ISO100 22mm 1,6s
Qui siamo a Verona, sto dando le spalle all'Arena. Anche in questo caso niente cavalletto, tempi lunghi. Ho voluto immortalare la rotazione della giostra, e condirla con i getti d'acqua della fontana, che ovviamente sembrano disegnati da una pennellata.

F00 ISO3200 0mm 0,8s
Questa foto l'ho scattata con un obbiettivo pinhole. L'effetto stenopeico è evidente, il fuoco è evanescente e da una sensazione di movimento nonostante i soggetti siano fermi. Il tempo è un briciolo lungo, forse avrei potuto aumentare ulteriormente gli ISO per calare il tempo di esposizione, ma temevo divenisse troppo luminosa. Questo tipo di obbiettivi è piuttosto esigente, e il risultato dipende molto dalla sensibilità di chi scatta la foto, anche perché attraverso il mirino si intravede a malapena la sagoma di ciò che si sta inquadrando.

Quale scegliere? 
AmbarabacciCiCoccò. Tre civette sul comò. Che facevano l'amore con la figlia del...



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mercoledì 13 gennaio 2016

Bokeh - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Ho sempre vissuto la Fotografia come una esperienza personale. Frequento di rado i forum, leggo qualche articolo online dedicato alla fotografia, ma di solito non passo troppo tempo a consultare il web per questa mia passione. Però, per molto tempo, c'è stato un termine che mi ha sempre incuriosito, e che per motivi misteriosi ho sempre rimandato di approfondire, ovvero Bokeh.
E' un termine giapponese che descrive la 'confusione mentale', e che in fotografia è stato associato alla sfocatura.
Io adoro le sfocature. Cerco sempre di utilizzarle nelle mie foto. Il termine Bokeh identifica proprio la resa dello sfuocato, ovvero la sua qualità, la sua bellezza. Questo termine entra nel gergo fotografico nel 1997, quindi in un periodo relativamente recente. Da quel momento la sfocatura è diventata una tecnica fotografica vera e propria, tanto che le stesse case fotografiche hanno cominciato a studiare gli obiettivi in modo tale da avere una maggior resa sullo sfuocato.

Abbiamo già parlato di questa tecnica in più occasioni. Per ottenere un buon sfuocato è necessario lavorare in priorità di diaframma, o con dei teleobiettivi (n.d.r. è su queste tipologie di ottiche che i costruttori hanno cercato di enfatizzare il bokeh). 
Bokeh in priorità di diaframma
Il concetto base è avere una buona padronanza della profondità di campo.
In priorità di diaframma possiamo agire in due modi:
  1. Aprire al massimo il diaframma, e poi posizionare il soggetto esattamente nel punto di fuoco (n.d.r. calcolabile con apposite App facili da trovare negli store, anche gratis). In quel caso, ricordate, l'immagine verrà con uno sfondo sfuocato, ma anche con alcuni elementi sfuocati davanti al soggetto.
  2. Regolare tempo e diaframma in modo da ottenere il giusto effetto (n.d.r. in questo caso diventa necessario fare qualche prova). Il risultato sarà pressoché analogo. Questa tecnica viene usata quando il soggetto non si può muovere, e anche il fotografo non può disporsi come meglio crede.
Bokeh con un teleobiettivo
Con un teleobiettivo, invece è più facile, perché avendo una inquadratura più stretta sul soggetto, tutto ciò che sarà alle sue spalle sarà sfuocato. In teoria anche tutto ciò che è davanti al soggetto sarà sfuocato, ma con focali molto lunghe, si vedrà solo il soggetto, e non quello che sta davanti a lui.

Usare il teleobiettivo è sicuramente più semplice, ma in realtà ognuna dei due metodi porta a risultati differenti, per cui è necessario valutare in anticipo come agire di fronte al soggetto che si desidera immortalare. 

E' anche possibile mescolare le tecniche. Usare un teleobiettivo per inquadrare il soggetto, e allo stesso tempo eseguire lo scatto in priorità di diaframma così da avere maggiore padronanza sull'effetto sfuocato.
Bokeh ottenuto con priorità di diaframma, e un teleobiettivo
E' importante avere fantasia, immaginare il risultato, e di seguito, tentare di ottenerlo con i mezzi che si ha a disposizione. 
Il Bokeh può essere applicato a ogni tipologia di foto, dalla macro-fotografia, ai ritratti, fino alle fotografie architettoniche. E' una tecnica capace di mettere il soggetto in risalto, di renderlo molto più attraente, e di attirare l'attenzione. Per di più non è neppure troppo complicata da padroneggiare.



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mercoledì 6 gennaio 2016

La Posa B - #Corso #Fotografia

Glauco Silvestri
Qualche mese fa abbiamo affrontato la fotografia con la macchina impostata completamente in manuale. Esercitandovi con questa tecnica, o anche con quella in priorità di tempi, avrete notato che la regolazione dei tempi oscilla tra 1/8000 di secondo e i 30 secondi.
Si tratta di un arco di valori più che sufficiente per poter ottenere una buona esposizione in un qualunque momento della giornata, dal tramonto all'alba, e dall'alba al tramonto; però possono esistere situazioni in cui potrebbe divenire necessario avere tempi di esposizione più lunghi... A me viene in mente l'astro-fotografia, ma anche la fotografia creativa - il cosiddetto light painting - o qualunque cosa vi possa venire in mente di fuori dall'ordinario, di sicuro potrebbe non accontentarsi dei 30 secondi di esposizione.
Per assolvere a queste necessità esiste la Posa B, altrimenti nota come Bulb (n.d.r. Perché nelle prime macchine fotografiche veniva azionata da una sorta di pompetta manuale, tipo quelle per soffiare via la polvere dagli obiettivi, la cui pressione andava ad azionare una valvolina collegata direttamente con l'otturatore).

In alcune reflex questa impostazione la si può scegliere direttamente dalla ghiera di selezione delle modalità di scatto, è la lettera B, di solito posta a fianco della M.
In altre reflex, come nella mia EOS700D, la si seleziona quando si è in Manuale, aumentando il tempo di scatto oltre i 30 secondi.
La Posa B non può essere usata tenendo la macchina fotografica in mano.
Vi servirà necessariamente un buon treppiede, e un comando remoto. Altrimenti otterrete foto disastrosamente mosse.

Come funziona? Detta in soldoni, l'otturatore rimane aperto finché il tasto di scatto rimane premuto. Se si usa un comando remoto, si può fare in modo che con un click si apre l'otturatore, e con un altro click lo si richiude.

Note Pratiche: Mantenere aperto l'otturatore, fare uno scatto più lungo di 30 secondi, tende a far scaldare il sensore. Ciò provoca delle piccole aberrazioni cromatiche dovute alla temperatura, dei puntini colorati sparsi qua e là sul fondo buio della foto. Le reflex moderne sono già predisposte per ovviare a questo problema creando un Dark Frame (n.d.r. lo vedremo meglio quando parleremo di fotografia astronomica). Quest'ultimo è un fotogramma completamente buio, scattato per la medesima durata dello scatto fatto in posa B. Questo fotogramma viene usato dalla macchina fotografica per identificare le aberrazioni sulla foto vera e propria, ed eliminarli in automatico. Questa funzione è solitamente attiva (n.d.r. La EOS700D ha due modalità: sempre attivo, o attivo in automatico... ovvero solo quando la macchina rileva il surriscaldamento del sensore), ma si può disattivare nel caso il fotografo voglia sfruttare l'attimo per ottenere più fotografie del soggetto. Poi, in seguito, il dark frame deve comunque essere realizzato a mano, scattando una foto della medesima durata di quelle fatte in posa B, usando l'obiettivo coperto col tappo.

A cosa serve la Posa B?
  • Negli scatti notturni, non solo astronomici, ma anche paesaggistici... Magari per giocare con la luce dei fari delle auto per ottenere scie variopinte.
  • Negli scatti diurni, con l'ausilio di un filtro ND, per eliminare le persone da una scena.
  • Negli scatti creativi realizzati in studio, come il già citato light painting.




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